Durante la pandemia tutti noi abbiamo sperimentato cosa significhi restare confinati in pochi metri quadri, senza la possibilità di interagire fisicamente con le persone a noi care. I pochi luoghi accessibili erano contingentati per ragioni di appartenenza amministrativa o per semplici ragioni di prudenza e tutto ciò che conoscevamo è sembrato di colpo che ci fosse stato sottratto. Fortunatamente poi il lockdown è stato allentato e piano piano siamo tornati alla vita di un tempo.

Ma come sarebbe stato vivere così per sempre? Ne sa qualcosa Marco Altea, 43 anni di Cagliari, due vivaci occhi azzurri illuminati da una volontà incrollabile e rivolti sempre in avanti, molto più in là dell’orizzonte imposto dalla sua carrozzina. Da quando dieci anni fa gli è stata diagnosticata la sclerosi multipla, Marco ha infatti deciso di non abbandonarsi al primo, comprensibile sconforto, ma di affrontare questa nuova vita con una missione: quella di abbattere gli ostacoli che si frappongono tra la sua volontà di godersi la vita come tutti e le numerose barriere infrastrutturali, culturali e sociali che incontra sulla sua strada.

E ha deciso di farlo tramite Whable, contrazione di “Wheels + Able” – un brand che contiene già molto della sua mission – progetto con cui si è presentato lo scorso aprile al nostro Startup Acceleration Program di San Francisco.

Io non sono nato così, lo sono diventato progressivamente, perdendo piano piano alcune funzionalità. Ma io volevo comunque godermi la socialità della vita, perché soprattutto in pandemia ci siamo accorti che senza altri esseri umani vicino ci spegniamo – ci racconta Marco in questa intervista a quattr’occhi con il nostro CEO Marco Marinucci.

Marco si è laureato a 23 anni in Antropologia sociale ed Economia dello sviluppo alla School of Oriental and African Studies (SOAS) di Londra, dove ha svolto più lavori in vari settori, dall’Event Coordinator al Project Manager passando per il traduttore di testi e l’assistente amministrativo. Rientrato per un periodo a Cagliari, dove gli è stata diagnosticata la patologia, è subito ripartito per Praga, dove si è occupato di marketing e controllo qualità. 

Ma poi è arrivato il Covid.

“Una volta tornati alla normalità ho sperimentato come fosse impossibile trovare informazioni affidabili ogni qual volta volessi uscire anche solo a mangiare una pizza – continua Marco – Andare nei ristoranti è tutt’oggi una lotteria. Spesso è solo grazie all’aiuto degli amici che le persone con disabilità riescono a ritagliarsi degli spazi sociali all’interno delle loro vite”.

E così nata l’idea di Whable, un’applicazione mobile che intende aiutare le persone con disabilità a migliorare la propria condizione migliorando per prima cosa l’affidabilità delle informazioni riguardanti l’accessibilità dei luoghi aperti al pubblico – a partire da ristoranti, pub e pizzerie e, un domani, anche altre tipologie – certificandola attraverso un community based tool che integra le recensioni lasciate dalle stesse persone con disabilità.

“Il locale offre sufficiente spazio tra i tavoli per le carrozzine? Dispone di un bagno per disabili? Ci sono dei gradini per arrivarci? Le porte si aprono verso l’interno o verso l’esterno? Consentono il passaggio di una carrozzina? Ci sono gli scivoli?”. Queste sono solo alcune delle domande a cui una persona con disabilità motoria troverà risposta su Whable ogni qual volta vorrà andare a cena fuori con gli amici.

L’esclusione sociale è infatti il pain principe attorno a cui ruota tutta la ragion d’essere di Whable: richiede grande sensibilità e una conoscenza profonda della tematica. Per questo motivo Marco si è affidato al suo amico storico, socio e accompagnatore Karim Galici, di professione manager culturale, con il quale ha affrontato il lungo viaggio verso la Silicon Valley, vinto in occasione di un Job Hackathon organizzato dal laboratorio di innovazione aperta Open Campus a Cagliari con il supporto della Regione Sardegna. A questo premio hanno fatto seguito tanti altri riconoscimenti come il Premio Insights di Sardegna Ricerche con il quale hanno validato il loro modello, il Premio Speciale Coop Startup Sardegna e il grant da €40k della fondazione Social Tides, promosso da INCO insieme a Google, che Marco ha ritirato a Parigi a fine maggio come unico progetto selezionato per l’Italia insieme a diverse realtà in tutta Europa.

“Whable arriverà dove non arriva lo stato, perché solo noi sappiamo ciò che ci serve, non chi governa. Sarà una soluzione realizzata dai disabili, per i disabili. Il mio sogno? Arrivare a realizzare su Google Maps informazioni native sui locali Whable-certified attraverso il nostro badge”, conclude Marco.

E mentre Whable affronta i suoi primi passi come tutte le startup, dallo sviluppo dell’MVP alla ricerca di partner affidabili e del capitale necessario, Marco ha in programma di realizzare anche un videoreportage del viaggio appena concluso in Silicon Valley.

In attesa di vederlo, a lui, a Karim e a tutta Whable non può che andare un grosso in bocca al lupo da parte di tutti noi.